giovedì 9 aprile 2020

Giovedì santo – venerdì santo – sabato santo. Cosa succede?


Pensieri religiosi.
Giovedì santo – venerdì santo – sabato santo. Cosa succede?




Ciao!

Con questa convesazione mi voglio intrattenere pochi minuti con te intorno a pensieri religiosi per riflettere durante la settimana santa. Sai, alcune persone desiderano approfondire il tema della morte di Gesù.
Quali pensieri?
Cerca di immaginare la situazione che si é venuta a creare intorno a Gesù nell'ora della morte. Gesù viene ucciso.
Sì, lo sappiamo, potresti rispondere. Sappiamo anche perchè. I Farisei lo vogliono eliminare e i Romani compiono l'opera della crocifissione.
Ma a noi interessa sapere che Gesù accetta con coraggio la sua sorte, non fa niente per fuggirne via, non si difende dai suoi nemici, non si lamenta con i suoi amici che i Farisei non lo vogliono. Gesù si offre in sacrificio. Un morte più o meno volontaria, sofferta, ma accettata con coraggio.
E' questo ciò che mi affascina e che tante persone vogliono capire.
Ah sì? Mi potresti chiedere, un po' incredulo. Lui accettava di morire? Era un eroe? Come nei libri per bambini?
Ok. Facciamo un passo indietro e chiariamo le idee.
Giovedì santo. L'Ultima cena. Cosa ti ricordi, cosa sai?
Vediamo. La cena era l'ultima perché fu l'ultima volta che si intrattenne con i suoi apostoli a cena, dato che poi viene arrestato e poi ucciso.
Se sai queste cose, bravo, sei abbastanza informato. Durante quella cena, l'ultima appunto, Gesù dice e fa delle cose interessanti e di particolare senso spirituale:
  • Il primo, spezza il pane e ne distribuisce un pezzetto ciascuno agli apostoli. Prende del vino e lo fa bere a tutti gli apostoli. Ti ricordi? ... prendete e mangiatene tutti, prendete e bevetene tutti.
  • Il secondo, spiega che pane e vino sono il segno della sua morte che avviene per salvare l'umanità. Questo é il mio corpo offerto in sacrificio per voi ... questo é il mio sangue versato per voi ...
  • Il terzo, dice agli apostoli di ricordare l'evento della morte. Fate questo in memoria di me ...

Cosa significheranno queste parole e queste azioni, mi chiederai? Io ti dico di affidare ai teologi la risposta giusta, quella risposta che loro traggono dai loro bravi studi attenti, approfonditi e particolareggiati.

A noi invece basti focalizzare l'attenzione, e l'interesse, sì, ma anche il cuore, intorno all'atteggiamento di Gesù, di quel Gesù che accetta la sorte. Nei suoi confronti c'era come un accanimento. Non é interessante? Gesù doveva per forza morire. Era scomodo. I potenti no lo volevano. Era pericoloso. Inoltre Dio Padre gli chiede di compiere quel gesto per salvare l'umanità. Insomma, a Gesù non era dato di vivere come tutti gli altri e godersi i suoi giorni, il lavoro, e magari anche una sua famiglia.

Mi segui?
Sì. Più o meno.
Allora continuo a parlare, o meglio, a spiegare, voglio dire a riflettere o meglio a meditare.

Non voglio dire che si é trattata di una morte volontaria, non voglio neanche pensare che questo sia stato il momento più importante della sua vita apostolica. Gesù ha insegnto la lezione dell'amore, ha compiuto dei miracoli. Ma durante l'ultima cena Gesù esprime la volontà di rendersi alla morte, in croce, decide di andare incontro alla morte.

Ma allora, Gesù, voleva morire? Soffriva di depressione? Aveva forse perso il senso della vita? Aveva bisogno di una consulenza psichiatrica? Come si fa a desiderare la morte, per altro così giovane come era, 33 anni, aveva ancora tutta la vita davanti a sé. Strano.

No, no. Non diamo spazio alla fantasia, va bene riflettere, ma facciamo attenzione. Gesù, Dio incarnato, il senso della sua vita lo conosceva eccome. Salvare l'umanità. La depressione? Non soffriva di depressione, agli psicologi le spiegazioni scientifiche, ma noi sappiamo che chi coltiva nella propria vita un ideale, un obiettivo o un desiderio nascosto nel proprio cuore, automaticamente non soffre di depressione, perché offre alla propria esistenza un senso. E Gesù l'ideale lo aveva, salvare l'umanità. E' chiaro quindi che Gesù era psicologicamete a posto e non gli servivano consulenze mediche.
Egli, va. Egli accetta, senza fare storie. Egli si sottomette. Egli va incontro alla morte, consapevole. Gesù dice SÌ alla morte. Egli va.

Ed é quello che accade il venerdì santo. Ti ricordi? Prima viene giudicato, flagellato, schiaffeggiato, preso in giro, sì, proprio lui che ha amato e che voleva insegnare la grande lezione dell'amore. Poi gli caricano la croce sulle spalle e lo conducono là dove viene crocifisso.
Non é impressionante?
E Lui va. Va. Dove? A morire. Si carica la croce sulle spalle, insomma voglio dire, si carica la morte sulle spalle e va. E poi muore.

Chi farebbe una cosa del genere?

Tu cosa ne pensi, che cosa ti fa pensare questo gesto di Gesù Cristo che senza cercare di cambiare il suo destino, va, e poi va, si sottomette, e va? Di questa storia pasquale ciò che mi é rimasto impresso é proprio l'atteggiamento ubbidiente di Gesù di fronte alla morte.
Ti auguro un breve momento di meditazione intorno a questi pensieri religiosi sulla morte in croce di Gesù Cristo, una morte quasi volontaria, che non si può capire, ma che affascina. Non é una morte come le altre.

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ciao

Sr. Mariadoria



4 commenti:

  1. Sr.Mariadoria grazie per questi bellissimi spunti di riflessione mai così pertinenti come oggi. Ti auguro una buona Pasqua.

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  2. Mariadoria devo farti i complimenti per come racconti i fatti religiosi. Li rendi fruibili a tutti con semplicità, facendo riflettere su cose che tutti sappiamo, raccontati fin dall'infanzia ma a cui forse non ci siamo mai fermati a pensare e portandoli nella vita e negli interrogativi della quotidianità.
    Sei molto brava in questo.
    Per quel che mi riguarda, mi hai fatto riflettere sul fatto che se si ha una passione, qualcosa in cui si crede fermamente, un ideale, un desiderio, è onorevole vale la pena anche difenderli anche fino alla morte (non si parla infatti di passione di Gesù?). E che a volte per portare testimonianza, dare esempio e lezioni, promuovere qualcosa, è più importante accettare che contrastare e fare tanto rumore. Si resta immortali più morendo per un' ideale che vivendo in altro modo. E questo dovrebbe servire da esempio. Alla fine c'è una giustizia. E pensare questo mi dà conforto. Oltre che farmi riflettere sulla potenza dell'accettazione. Buona pasqua, con affetto.

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  3. belle e significative le tue parole quando dici che si resta immortali morendo di un'ideale che vivendo in un altro modo. A te buona Pasqua

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